ANORESSIA
La parola anoressia deriva dal latino anorexia e, a sua volta, dal greco anorexìa, parola composta da an (particella di negazione) e òrexis, appetito.
Nonostante l'etimologia, nell'anoressia non si assiste a un'assenza di appetito, anzi: questo disturbo alimentare si incentra su una strenua lotta contro la fame, per raggiungere un ambito stato di magrezza. La paura di ingrassare predomina anche in condizioni di evidente sottopeso, poiché il proprio corpo viene percepito in maniera alterata, più "grosso" e "grasso" che nella realtà.
Nonostante l'etimologia, nell'anoressia non si assiste a un'assenza di appetito, anzi: questo disturbo alimentare si incentra su una strenua lotta contro la fame, per raggiungere un ambito stato di magrezza. La paura di ingrassare predomina anche in condizioni di evidente sottopeso, poiché il proprio corpo viene percepito in maniera alterata, più "grosso" e "grasso" che nella realtà.
L'anoressia insorge prevalentemente durante l'adolescenza (tra i 15 e i 19 anni), periodo di sconvolgimenti fisici, ormonali e psicologici:
Le ragazze e le giovani donne sono prevalentemente più colpite, ma non bisogna trascurare la crescente incidenza anche sui giovani maschi.
- la pubertà e le trasformazioni del corpo che ne derivano hanno bisogno un tempo necessario per essere integrate anche a livello psichico;
- entrano in scena nuovi legami ed esperienze (gruppo dei pari, primi rapporti sentimentali...) che fanno spostare la dipendenza e l'attaccamento dai genitori verso il mondo esterno alle relazioni familiari;
- anche le funzioni mentali e cognitive variano, contribuendo a un cambiamento profondo rispetto al funzionamento mentale infantile.
Le ragazze e le giovani donne sono prevalentemente più colpite, ma non bisogna trascurare la crescente incidenza anche sui giovani maschi.
RICONOSCERE E DIAGNOSTICARE L'ANORESSIA
La malattia esordisce con una riduzione progressiva dell'alimentazione, accompagnata da una vera e propria ossessione verso la composizione dei cibi e la bilancia. La persona anoressica rifiuta tutti quei cibi considerati "colpevoli" di far ingrassare, e assume solo quelli che reputa "sani".
Vengono messe in atto tutta una serie di strategie per dissimulare il sintomo agli occhi dei genitori: il cibo viene sminuzzato nel piatto, nascosto o eliminato in seguito ( ad es. con vomito autoindotto o assunzione di purganti).
Il DSM-5 ha introdotto due cambiamenti importanti nei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa. Il primo è l’abolizione del criterio amenorrea previsto dal DSM-IV perché non può essere applicato ai maschi, alle donne in menopausa, premenarcali e in quelli che assumono estroprogestinici e per il fatto che alcune persone esibiscono tutti gli altri segni dell’anoressia nervosa ma continuano a mestruare. Il secondo riguarda il cambiamento del criterio A, che nel DSM-IV richiedeva Inferiore all’85% rispetto a quanto previsto (in pratica un IMC < 17,5) oppure l’incapacità di raggiungere il peso previsto durante la crescita, mentre nel DSM-5 è richiesto un peso significativamente basso inferiore al minimo normale (cioè IMC <18,5) o, per i bambini e gli adolescenti, inferiore a quello minimo atteso (cioè < 5° percentile). Inoltre è stata eliminata la frase “rifiuto di mantenere il peso corporeo ai di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura” perché richiedeva l’intenzione da parte del paziente e poteva essere difficile valutarla oggettivamente. Nel criterio C è stata aggiunta la frase “comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche in presenza di un peso significativamente basso”. Infine, sono stati introdotti dei criteri per valutare il livello di gravità attuale sulla base dell’IMC
I criteri diagnostici DSM-5 dell’anoressia nervosa sono i seguenti:
Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es., vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (cioè, vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
In remissione parziale: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l’anoressia nervosa, il Criterio A (basso peso corporeo) non è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo, ma sia il Criterio B (intensa paura di aumentare di peso o diventare grassi o comportamenti che interferiscono con l’aumento di peso) sia il Criterio C (alterazioni della percezione di sé relativa al peso e alla forma del corpo) sono ancora soddisfatti.
In remissione completa: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l’anoressia nervosa, non è stato soddisfatto nessuno dei criteri per un consistente periodo di tempo.
Livello di gravità attuale
Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2
La malattia esordisce con una riduzione progressiva dell'alimentazione, accompagnata da una vera e propria ossessione verso la composizione dei cibi e la bilancia. La persona anoressica rifiuta tutti quei cibi considerati "colpevoli" di far ingrassare, e assume solo quelli che reputa "sani".
Vengono messe in atto tutta una serie di strategie per dissimulare il sintomo agli occhi dei genitori: il cibo viene sminuzzato nel piatto, nascosto o eliminato in seguito ( ad es. con vomito autoindotto o assunzione di purganti).
Il DSM-5 ha introdotto due cambiamenti importanti nei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa. Il primo è l’abolizione del criterio amenorrea previsto dal DSM-IV perché non può essere applicato ai maschi, alle donne in menopausa, premenarcali e in quelli che assumono estroprogestinici e per il fatto che alcune persone esibiscono tutti gli altri segni dell’anoressia nervosa ma continuano a mestruare. Il secondo riguarda il cambiamento del criterio A, che nel DSM-IV richiedeva Inferiore all’85% rispetto a quanto previsto (in pratica un IMC < 17,5) oppure l’incapacità di raggiungere il peso previsto durante la crescita, mentre nel DSM-5 è richiesto un peso significativamente basso inferiore al minimo normale (cioè IMC <18,5) o, per i bambini e gli adolescenti, inferiore a quello minimo atteso (cioè < 5° percentile). Inoltre è stata eliminata la frase “rifiuto di mantenere il peso corporeo ai di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura” perché richiedeva l’intenzione da parte del paziente e poteva essere difficile valutarla oggettivamente. Nel criterio C è stata aggiunta la frase “comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche in presenza di un peso significativamente basso”. Infine, sono stati introdotti dei criteri per valutare il livello di gravità attuale sulla base dell’IMC
I criteri diagnostici DSM-5 dell’anoressia nervosa sono i seguenti:
- Restrizione dell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo atteso.
- Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.
- Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es., vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (cioè, vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
In remissione parziale: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l’anoressia nervosa, il Criterio A (basso peso corporeo) non è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo, ma sia il Criterio B (intensa paura di aumentare di peso o diventare grassi o comportamenti che interferiscono con l’aumento di peso) sia il Criterio C (alterazioni della percezione di sé relativa al peso e alla forma del corpo) sono ancora soddisfatti.
In remissione completa: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l’anoressia nervosa, non è stato soddisfatto nessuno dei criteri per un consistente periodo di tempo.
Livello di gravità attuale
Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2
LE CAUSE DELL'ANORESSIA
Di fronte a un disturbo alimentare le cause possono essere molteplici: caratteristiche di personalità, fattori biologici e ambientali si intersecano.
Spesso l'anoressia viene banalizzata a un semplice desiderio di emulazione verso attrici e influencer, dimenticando le variabili connesse al contesto di vita dell'individuo. Il desiderio di dimagrire per "adattarsi" a un modello che valorizza la magrezza è solo la punta dell'iceberg di una situazione ben più complessa. Bisogna domandarsi perché l'aspetto fisico diventa così importante per quella persona, in quel contesto.
Il sintomo anoressico può rivestire diverse funzioni: il rifiuto del cibo può veicolare un dissenso più ampio, ad esempio verso qualcosa che sta accadendo in famiglia (come una separazione dei genitori) o verso la crescita adulta.
Esercitare un dominio sulla fame può far sperimentare un senso di controllo sulla propria vita che si sente di non avere altrimenti, ad esempio per le troppe aspettative e o pressioni esterne.
L'INTERVENTO TERAPEUTICO
Una volta indagata la storia familiare e individuale del paziente, è possibile impostare un piano terapeutico. Le persone che soffrono di questo disturbo spesso tendono a non riconoscerlo, giungendo in terapia su sollecitazione dei genitori: per questo possono muovere forti resistenze al trattamento.
Trattandosi di una patologia che può a mettere a repentaglio la vita del paziente, è importante creare un dialogo con gli altri professionisti coinvolti (es.medici) per monitorare la situazione in maniera più completa.
Si crea uno spazio dove accogliere la sofferenza, dando voce ai vissuti che vengono incanalati nel sintomo anoressico.
Nell'approccio sistemico si lavora con la famiglia, promuovendo la comunicazione tra i membri del sistema e ridefinendo i ruoli nei contesti invischiati. Si punta a un superamento costruttivo della crisi, di modo che possa evolvere verso una nuova fase del ciclo di vita.
Di fronte a un disturbo alimentare le cause possono essere molteplici: caratteristiche di personalità, fattori biologici e ambientali si intersecano.
Spesso l'anoressia viene banalizzata a un semplice desiderio di emulazione verso attrici e influencer, dimenticando le variabili connesse al contesto di vita dell'individuo. Il desiderio di dimagrire per "adattarsi" a un modello che valorizza la magrezza è solo la punta dell'iceberg di una situazione ben più complessa. Bisogna domandarsi perché l'aspetto fisico diventa così importante per quella persona, in quel contesto.
Il sintomo anoressico può rivestire diverse funzioni: il rifiuto del cibo può veicolare un dissenso più ampio, ad esempio verso qualcosa che sta accadendo in famiglia (come una separazione dei genitori) o verso la crescita adulta.
Esercitare un dominio sulla fame può far sperimentare un senso di controllo sulla propria vita che si sente di non avere altrimenti, ad esempio per le troppe aspettative e o pressioni esterne.
L'INTERVENTO TERAPEUTICO
Una volta indagata la storia familiare e individuale del paziente, è possibile impostare un piano terapeutico. Le persone che soffrono di questo disturbo spesso tendono a non riconoscerlo, giungendo in terapia su sollecitazione dei genitori: per questo possono muovere forti resistenze al trattamento.
Trattandosi di una patologia che può a mettere a repentaglio la vita del paziente, è importante creare un dialogo con gli altri professionisti coinvolti (es.medici) per monitorare la situazione in maniera più completa.
Si crea uno spazio dove accogliere la sofferenza, dando voce ai vissuti che vengono incanalati nel sintomo anoressico.
Nell'approccio sistemico si lavora con la famiglia, promuovendo la comunicazione tra i membri del sistema e ridefinendo i ruoli nei contesti invischiati. Si punta a un superamento costruttivo della crisi, di modo che possa evolvere verso una nuova fase del ciclo di vita.